3.Risorse addizionali necessarie alla creazione del profitto

Quali sono queste risorse addizionali? Ne discuteremo in dettaglio.

E’ una scoperta stupefacente,  ma in effetti i profitti in un’economia si ottengono soltanto grazie ai prestiti personali, all’utilizzo del risparmio, ai trasferimenti pubblici, e all’utilizzo dei profitti sotto forma di consumo dei profitti già conseguiti e delle pensioni.

Secondo un consolidato punto di vista, i risparmi costituiscono una dubbia fonte di consumo. In primo luogo il loro ammontare è dato, in secondo luogo la loro stessa esistenza implica che in precedenza il reddito da lavoro non è stato completamente trasformato in consumo, e quindi in passato il livello di profitto è stato ridotto di un ammontare pari al flusso di risparmio. Per quanto possa rivelarsi utile, il risparmio non è una fonte sostenibile di crescita economica,  perché alla fine del processo si ridurrà a zero. Se, in via puramente teorica, si risparmiasse l’intero reddito da lavoro e non vi fosse altro reddito derivante da prestiti o trasferimenti, il profitto globale di quell’anno sarebbe zero.

Si ottiene quindi

Tutti i costi in realtà sono trasformati in salari e profitti.

Perché si conseguano dei profitti sono necessarie, oltre ai salari – che rappresentano il potere d’acquisto primario –  fonti addizionali che si aggiungano al reddito da lavoro, in grado di sostenere la creazione del profitto. Così, nel lungo periodo e su scala globale, il profitto dipende unicamente dal volume di prestiti nel sistema, dai trasferimenti  e dal consumo di profitti già conseguiti. Altrimenti non vi è modo di realizzare un profitto su scala globale.

Questo è il  nocciolo della teoria. Le conseguenze sono molteplici.