16. Tassazione periodica del capitale accumulato.

 

Le due modalità attraverso cui viene perseguita la crescita, ossia l'indebitamento e l'espansione monetaria, richiedono prima o poi l'adozione di misure correttive: un'austerità dolorosa, l’inflazione o persino una completa riforma monetaria.

Tali azioni correttive sono particolarmente dannose per lo sviluppo economico, poiché causano caos e provocano la sofferenza di milioni di persone, e ciò solo per consentire ai “collezionisti” di praticare il proprio hobby o perché esiste la naturale esigenza di salvaguardarsi contro tempi difficili.

 

Al fine di evitare tali drastiche misure è necessaria una nuova forma di imposizione fiscale, che intaccherà in modo progressivo il capitale accantonato (profitto, risparmio) andando ad agire direttamente sui conti correnti bancari.

 

 

 
Questo grafico spiega meglio il problema. Attualmente lo Stato finanzia trasferimenti e sovvenzioni pubbliche attraverso il debito, traendo le proprie risorse dai profitti e dai risparmi dei cittadini.
Le imposte correnti (IVA, imposta sulle vendite, sul reddito, imposta sulle società e sul capitale) non saranno mai in grado di fornire risorse sufficienti: esse dovrebbero, infatti, avere un'aliquota del 100% e questo non è né possibile, né appropriato. Senza i trasferimenti, però, al sistema economico nel suo insieme mancherebbe il potere d'acquisto necessario alla creazione sostenibile di profitto. Il collasso finanziario è vicino: esso subentra quando si arriva al punto in cui si deve iniziare a ripagare il debito o quando lo stesso raggiunge una dimensione anomala, tale per cui nessuno è più disposto a finanziarlo. La soluzione è tagliare il ramo che contribuisce alla spirale del debito e introdurre una nuova forma di tassazione che vada a colpire direttamente i risparmi eccessivi e i profitti depositati sui conti bancari.

Non è facile capire che i profitti e i risparmi accumulati sono un’illusione e rappresentano solo un lato della medaglia, la cui faccia opposta implica debito e inflazione: l'improvviso risveglio dei cittadini da questo inganno causerebbe per certo una forte destabilizzazione sociale. C'è pertanto bisogno di un meccanismo di correzione, che risolva il problema dell’integrazione della moneta circolante mancante, ora affrontato attraverso sistemi insostenibili di debito o di allentamento monetario.

Tale meccanismo correttivo consiste in una tassazione periodica applicata direttamente ai depositi bancari in proporzione alle loro dimensioni.


Naturalmente questa tassazione non può essere un'aliquota del 100% sugli importi accantonati. Ciò non sarebbe realizzabile per ragioni di carattere psicologico, e oltretutto non si tratterebbe di un procedimento corretto. Non è sbagliato che singoli e imprese detengano un certo volume di risparmio. Il problema si presenta quando questi risparmi aumentano oltre livelli salutari. C'è pertanto bisogno di stabilire per le imprese e per i singoli una soglia di risparmio oltrepassata la quale si deve imporre una tassazione.

Senza questa soglia il risparmio continuerà ad accumularsi e provocherà, a seconda delle diverse modalità di finanziamento, la creazione di un debito astronomico (ramo di sinistra, che ci proponiamo di tagliare) o la necessità di adottare un nuovo piano di allentamento monetario, con un'inflazione potenzialmente in crescita.

Calibrare queste misure fiscali è sempre molto complesso sotto il profilo politico, ma in un sistema democratico il consenso raggiunto produrrà enormi e duraturi benefici in termini di stabilità delle istituzioni finanziarie. Fondamentale è creare soglie di entità tale da essere percepite dai singoli e dalle imprese come irrilevanti e non d'ostacolo alla libertà di utilizzare a proprio piacimento il denaro duramente guadagnato. E' importante che i consumatori possiedano riserve di denaro sufficienti a stimolare la loro propensione alla spesa e a favorire gli investimenti, senza timori di affrontare il futuro privi di coperture.

Quest’atteggiamento è particolarmente evidente nei periodi di recessione, quando i consumatori accantonano risparmi per proteggersi dall'instabilità e dal rischio della disoccupazione: in queste condizioni il risultato è che la recessione peggiora. Inoltre, anche quando i disoccupati riescono a trovare un lavoro, passa molto tempo prima che essi riprendano le abitudini di consumo antecedenti alla mancanza di impiego e ciò perché devono rimettere in sesto i propri conti in banca danneggiati dalla crisi. Ed è proprio a causa delle esperienze recentemente vissute che essi sentono, com’è giusto, il bisogno di procedere in questa direzione. Così la fine della recessione si prolunga nel tempo, fino a quando i risparmi non raggiungono i livelli psicologici attesi.

Il limite massimo che i conti bancari devono avere è un livello di risparmio tale per cui i consumatori e i dipendenti si percepiscono così ricchi da poter smettere di lavorare e si aspettano di trascorrere il resto della propria vita in un benessere finanziato dal loro meraviglioso deposito bancario. Ma si tratta di un errore: questa forma di denaro non garantisce alcuna ricchezza a livello macroeconomico. E' ovvio che sono pochi coloro che possono godere del privilegio di non lavorare, ma se anche ogni singolo cittadino di una data società vincesse miracolosamente diversi milioni, in luogo delle attese ricchezza e felicità eterne, ciò che farebbe seguito assomiglierebbe più probabilmente alla fine del mondo. Le cameriere dei ristoranti si aspetterebbero di essere servite da qualcun altro. Le loro colleghe la penserebbero allo stesso modo e attenderebbero invano che si portasse in tavola quanto ordinato. Il cuoco smetterebbe di cucinare, pensando che altri dovrebbero occuparsi ora della cucina. I tassisti resterebbero in attesa di un taxi guidato da qualcun altro (che non ha vinto) e le stazioni di servizio chiuderebbero i battenti, considerato che servire carburante è un’occupazione decisamente poco dignitosa per un neo-milionario.

Pertanto, per quanto terribile ciò possa sembrare, è necessario mantenere la popolazione a un livello di povertà tale per cui la maggioranza di essa deve continuare a lavorare. Non ci sono torte se qualcuno non le inforna e la nostra società funziona solo perché le persone lavorano. Il denaro non è nulla, esso non potrà mai produrre nulla e non servirà a nessuno. E' solo un mezzo di scambio e uno strumento per motivare la gente a darsi da fare.

La soglia definitiva di risparmio consentito, quindi, deve essere significativamente inferiore a quanto desiderato dalla maggioranza della popolazione e ciò per la semplice ragione che se superasse questo limite la società collasserebbe per mancanza di manodopera disponibile.

Ciò non significa che l'integrazione del potere d'acquisto attraverso i trasferimenti e le sovvenzioni non sia un procedimento valido, anche se una parte delle risorse erogate finirà direttamente in risparmio. Se si integra il risparmio fino a fargli raggiungere il livello psicologico desiderato, è possibile accrescere la fiducia dei consumatori e aumentare il volume del potere d'acquisto esistente. Ciò consente di accorciare i tempi necessari per superare la recessione e accelera la ripresa.

Una delle possibili soluzioni potrebbe essere consentire che i risparmi fissi abbiano una dimensione approssimativa da calcolarsi in proporzione rispetto ai profitti tassati, per esempio che siano tre volte il reddito annuo. I risparmi individuali eccedenti questo limite (risparmi da reddito, profitto ...) devono essere spesi entro un anno. Se il titolare di conto non dovesse riuscire a spendere quest'eccedenza, essa verrebbe sottoposta a tassazione periodica (trimestrale, annuale), fino al punto in cui i risparmi rimanenti sarebbero ancora il triplo del reddito annuo.

 

Sembra un metodo radicale, ma con soglie ragionevoli e adeguate potrebbe costituire un'alternativa alla crescita insostenibile di debito o inflazione.

Quest’imposta consentirebbe, inoltre, una reale comprensione del sistema finanziario da parte di tutti coloro che ne sono parte. Essi capirebbero come si crea l’utile, quali sono le condizioni necessarie per la sua realizzazione su base annua e qual è il lato oscuro di un sistema orientato al profitto.


E' molto meglio tassare il capitale accantonato e non utilizzato che spremere un intero sistema economico o svalutare i risparmi indipendentemente dalle loro dimensioni. L'inflazione causa un impoverimento di tutti, indipendentemente dal comportamento del singolo consumatore. Coloro che spendendo denaro hanno contribuito a far girare le ruote dell'economia, ma sono colpiti dall’inflazione esattamente come chi ha, invece, accumulato risparmi. Lo stesso vale per la recessione causata dall'austerità.  Le imprese che hanno pagato ai propri dipendenti stipendi generosi e che hanno investito in ricerca e sviluppo esattamente soffriranno come le aziende che si sono limitate ad accapparrare contanti. Ancor peggio, queste imprese egoiste assai probabilmente sopravviveranno nel breve termine e contribuiranno alla diffusione di tale modello di comportamento. Il mondo diventerà sempre più gretto e investirà sempre meno in nuove tecnologie. Senza l’imposta di cui sopra, infine, non si riuscirà a prevenire i cicli economici e l’inflazione.

 

Precondizione necessaria all'introduzione di questa misura è l'esistenza di un'economia a ciclo chiuso e completamente digitalizzata.

L'esistenza di denaro in forma cartacea porterebbe a una situazione in cui i correntisti in possesso di capitale in eccesso cercherebbero di evitare questa tassazione prelevando contante e nascondendolo, con tutte le conseguenze del caso. Va aggiunto che tale valuta deve poter circolare solo all'interno delle frontiere di uno Stato, altrimenti il passo successivo sarebbe l'evasione fiscale tramite trasferimenti all'estero.

Solo una valuta totalmente digitalizzata a circolazione interna è adatta a un sistema finanziario con queste caratteristiche.

Ma i vantaggi sono enormi: la possibilità di funzionare senza debito pubblico e senza inflazione.