15.Collezionisti contro Inflattori

Sia nel caso in cui i profitti siano realizzati attraverso la formazione di debito, sia che venga adottata una politica di espansione monetaria, i risultati delle misure attuate dipenderanno principalmente dall'atteggiamento mentale degli imprenditori, dalla loro capacità di comprensione e progettazione degli strumenti utilizzati.

Il profitto in quanto tale esiste da sempre. La sua influenza negativa sulla società, tuttavia, non è mai stata così evidente come oggi, in un momento in cui la proprietà dell'intero pianeta è in vendita attraverso azioni e obbligazioni e la concentrazione della ricchezza sta raggiungendo il suo picco massimo.

Nel Medioevo i panettieri sfornavano pane e lo vendevano, traendo un beneficio dal loro commercio (cioè ricavando, in termini moderni, un profitto, se aveva pagato la materia prima meno del prodotto finito). Allo stesso modo i macellai vendevano le loro bistecche ed erano felici se ne ricevevano più di quanto avevano pagato per il maiale. I calzolai vendevano stivali e con il ricavato se ne andavano al mercato ad acquistare, come facevano tutti gli altri, ciò che serviva loro e che non producevano da sé. Il profitto aveva, allora, una connotazione fortemente locale: finiva immediatamente nelle tasche dei prestatori d'opera e quel che ne rimaneva veniva speso in osteria. Chi accumulava monete d'oro veniva derubato dai ladri o dal re. Non c'erano molte possibilità di ammassare capitale (valuta) per lunghi periodi. Se i monarchi decidevano di riempire troppo in fretta i loro forzieri, le conseguenze sanguinose erano carestie e rivolte. Le guerre tra le nazioni e la repressione delle ribellioni costavano denaro: in questo modo la ricchezza accumulata entrava di nuovo in circolazione.

L'accumulo compulsivo di denaro non è un fenomeno raro: esso è, al contrario, un disturbo psicologico che si manifesta in diverse forme. Esistono, per esempio, persone che fanno collezione di francobolli. Il primo albo è per loro motivo d'orgoglio, lo sfogliano ogni giorno e ne conoscono a memoria ogni singolo pezzo. Il secondo e il terzo albo li riempiono di gioia perché la loro raccolta cresce, ma essi perdono a poco a poco la capacità di godere pienamente e nel dettaglio di ciò che possiedono. Il collezionista che ha cento albi non conosce più i suoi francobolli, ogni pezzo è solo un elemento statistico. Ma non smetterà per questo di collezionare. Lo stesso vale per le cartoline, i boccali da birra, le lattine o per qualsiasi altra cosa. C’è gente che colleziona gatti o cani. Gli uomini collezionano donne e le donne uomini. Ci sono persone che raccolgono nel cortile di casa spazzatura del tutto inutile e i loro vicini sono costretti ad allertare la polizia.

Quando la passione del collezionista si indirizza verso articoli e piaceri comuni, è il singolo a scegliere se la raccolta lo rende felice e per quanto tempo la vuole conservare.

L'attività di chi decide di collezionare denaro (mediante accumulazione di profitti) ha, invece, ripercussioni molto gravi sulla società nel suo insieme.

Sia nel caso in cui i profitti siano realizzati attraverso la formazione di debito, sia che venga adottata una politica di espansione monetaria, i risultati delle misure attuate dipenderanno principalmente dall'atteggiamento mentale degli imprenditori, dalla loro capacità di comprensione e progettazione degli strumenti utilizzati.

Il profitto in quanto tale esiste da sempre. La sua influenza negativa sulla società, tuttavia, non è mai stata così evidente come oggi, in un momento in cui la proprietà dell'intero pianeta è in vendita attraverso azioni e obbligazioni e la concentrazione della ricchezza sta raggiungendo il suo picco massimo.

Nel Medioevo i panettieri sfornavano pane e lo vendevano, traendo un beneficio dal loro commercio (cioè ricavando, in termini moderni, un profitto, se aveva pagato la materia prima meno del prodotto finito). Allo stesso modo i macellai vendevano le loro bistecche ed erano felici se ne ricevevano più di quanto avevano pagato per il maiale. I calzolai vendevano stivali e con il ricavato se ne andavano al mercato ad acquistare, come facevano tutti gli altri, ciò che serviva loro e che non producevano da sé. Il profitto aveva, allora, una connotazione fortemente locale: finiva immediatamente nelle tasche dei prestatori d'opera e quel che ne rimaneva veniva speso in osteria. Chi accumulava monete d'oro veniva derubato dai ladri o dal re. Non c'erano molte possibilità di ammassare capitale (valuta) per lunghi periodi. Se i monarchi decidevano di riempire troppo in fretta i loro forzieri, le conseguenze sanguinose erano carestie e rivolte. Le guerre tra le nazioni e la repressione delle ribellioni costavano denaro: in questo modo la ricchezza accumulata entrava di nuovo in circolazione.

L'accumulo compulsivo di denaro non è un fenomeno raro: esso è, al contrario, un disturbo psicologico che si manifesta in diverse forme. Esistono, per esempio, persone che fanno collezione di francobolli. Il primo albo è per loro motivo d'orgoglio, lo sfogliano ogni giorno e ne conoscono a memoria ogni singolo pezzo. Il secondo e il terzo albo li riempiono di gioia perché la loro raccolta cresce, ma essi perdono a poco a poco la capacità di godere pienamente e nel dettaglio di ciò che possiedono. Il collezionista che ha cento albi non conosce più i suoi francobolli, ogni pezzo è solo un elemento statistico. Ma non smetterà per questo di collezionare. Lo stesso vale per le cartoline, i boccali da birra, le lattine o per qualsiasi altra cosa. C’è gente che colleziona gatti o cani. Gli uomini collezionano donne e le donne uomini. Ci sono persone che raccolgono nel cortile di casa spazzatura del tutto inutile e i loro vicini sono costretti ad allertare la polizia.

Quando la passione del collezionista si indirizza verso articoli e piaceri comuni, è lui stesso a scegliere se la raccolta lo rende felice e per quanto tempo la vuole conservare.

L'attività di chi decide di collezionare denaro (mediante accumulazione di profitti) ha, invece, ripercussioni molto gravi sulla società nel suo insieme.

Il denaro è moneta corrente e la sua funzione è mediare gli scambi tra le persone: se questa moneta viene raccolta come fosse una collezione e viene depositata su "scaffali", nella società si crea un problema, che si manifesta in forma di mancanza di denaro in circolazione. La moneta tesaurizzata deve essere sostituita da nuove risorse, altrimenti l'economia non riesce a funzionare a pieno regime. Ogni euro risparmiato deve essere sostituito e ciò avviene o tramite la stampa di nuova moneta o attraverso nuovo debito: in caso contrario questo euro sarà sottratto dalla circolazione.

Tale sostituzione è realizzata sulla base delle esigenze dell'economia, del tipo di governo in carica e della politica che esso sceglie di adottare. I collezionisti di denaro, in questo modo, ricevono tutti gli anni nuovi pezzi da inserire nella loro raccolta. 

E' importante chiedersi come i collezionisti interpretano queste nuove aggiunte:

- Sono senz’altro felici di averle ottenute?
   In questo caso possiamo chiamarli collezionisti classici.

I collezionisti sono essenzialmente accumulatori compulsivi di denaro ed è facile accontentarli. Se quel che vogliono è il denaro, ebbene, esso è ciò che ottengono. E lo ottengono in vari modi: fresco di stampa o come denaro proprio, conseguito autonomamente o attraverso prestiti bancari contratti con governi che provvedono a ridistribuirlo, facendolo approdare su conti intestati anche ai collezionisti. Il ciclo continua: sui conti dei collezionisti c'è sempre più denaro ed essi sono felici di appartenere alla schiera dei milionari o addirittura dei miliardari. Si tratta di valori nominali, poiché i collezionisti hanno perso da tempo la capacità di spendere quanto guadagnano su base annuale.  Dal momento che i loro consumi sono molto al di sotto dei loro guadagni ed essi non hanno alcuna intenzione di utilizzare la loro intera raccolta (sono collezionisti, dopo tutto), il loro impatto sull'inflazione è nullo.

- Si aspettano di ricevere un controvalore equo per gli sforzi di raccolta compiuti?
  In tal caso, essi possono essere considerati inflattori.

Gli inflattori sono una categoria più complessa di collezionisti: essi cercano di ottenere un controvalore adeguato sotto il profilo qualitativo rispetto a quanto accumulato e, poiché sono convinti di saper ben valutare il valore della moneta, ne chiedono dosi sempre maggiori a causa dell'inflazione esistente. Il problema è che per soddisfare questo loro desiderio si deve ricorrere necessariamente all'incremento del debito o a politiche di allentamento monetario. Ma, siccome ciò implica un aumento complessivo dei prezzi, il risultato è che il potere d'acquisto dei consumatori ne risulta deteriorato. I consumatori a propria volta, in quanto lavoratori dipendenti, richiedono adeguamenti salariali. Da ciò deriva una situazione in cui il profitto è nominalmente più elevato, ma il suo potere d'acquisto rimane invariato. L'unico elemento che realmente aumenta è il numero degli zeri sulle banconote e nelle buste paga.

E' importante ricordare che collezionisti non sono solo i diecimila cittadini più ricchi. Tutti noi siamo, in realtà, collezionisti, quando non spendiamo l'intero ammontare del nostro stipendio e ne risparmiamo una parte. Non sarà questo a mandare il mondo in rovina, si ha bisogno di avere qualcosa da parte, di un ammortizzatore per i tempi difficili. E’ giusto, tutti noi ci siamo trovati nella situazione di dover attingere dai nostri risparmi e siamo stati ben felici di averli. Questo non cambia, però, di una virgola il fatto che singole, piccole quantità di risparmio personale formano aggregati ingenti e che più si risparmia, più moneta viene sottratta alla circolazione e alla formazione di potere d'acquisto.

Anche questo denaro deve essere sostituito: in caso contrario l'economia inizia a vacillare.