16.3 Mito del risparmio come strumento necessario al benessere

In questi ultimi anni si è diffusa la convinzione che i nostri problemi economici derivino da eccessivi consumi alimentati dal credito e che la soluzione degli stessi possa essere trovata solo tornando ai valori tradizionali del risparmio e dell’accumulo di capitale. Il consumo dovrebbe essere limitato ai redditi e al denaro risparmiato.

La mia teoria ha già chiarito che utilizzare lo strumento del credito non significa vivere al di sopra dei propri mezzi, ma che esso è, al contrario, uno strumento necessario a supplire al potere d'acquisto mancante. Senza prestiti, sia privati ​​(soluzione a breve termine) che pubblici (soluzione più a lungo termine, ma ancora non stabile), non saremmo in grado di realizzare profitti a livello aggregato in quanto tale.

Esiste, tuttavia, un altro motivo per cui il risparmio non è uno strumento valido sotto un profilo macroeconomico.

Immaginate di avere 100 $ sul vostro conto in banca. Questo ammontare risparmiato è disponibile per essere prestato ad altri individui, aziende o enti pubblici. Se scegliete di spendere questa somma, essa non sarà più presente sul vostro conto bancario, ma finirà immediatamente sul conto della struttura in cui lo avete speso. Quindi, il vostro saldo sarà 0, ma quello di qualcun altro sarà ora 100 $. L'importo finale del sistema bancario è rimasto totalmente invariato: modificata risulta solo la posizione di questi 100 $. Tutto ciò è accaduto in una frazione di secondo e la banca può erogare la stessa quantità di denaro di cui sarebbe stata in possesso se voi aveste "risparmiato" l'ammontare in questione.

Il risultato è che il risparmio non consente l'accumulo di alcun capitale aggiuntivo altrimenti non disponibile. Il sistema bancario è ancora in possesso di denaro che può concedere in prestito e il risparmio comporta come unica differenza il fatto che vi private volontariamente di beni e servizi disponibili, nella convinzione di essere in grado di consumarli in seguito. Convinzione che, come spiegato nei capitoli precedenti, non è così certa come ci si potrebbe aspettare. Ci sono molte ragioni per cui un consumo futuro (vedi l'esempio dell'agrumeto) potrebbe non essere possibile al livello desiderato o potrebbe essere possibile solo a prezzi gonfiati dall'inflazione, che diminuiscono in modo significativo il valore dell'ammontare risparmiato.

Il risparmio causa una diminuzione del potere d'acquisto esistente in un dato periodo e fa sì che le imprese ottengano minori profitti. Questo porta a una diminuzione degli introiti fiscali, a un possibile incremento della disoccupazione e, in ultima analisi, alla recessione.

Che cosa accadrebbe se tutti decidessero di risparmiare l'intero ammontare dei propri stipendi anche solo per un mese, con l'obiettivo di "aiutare l'economia" accumulando denaro?

La risposta è ovvia. L'economia crollerebbe e subentrerebbe immediatamente una grave fase recessiva. La brava gente che aveva adottato questa misura, si sorprenderebbe delle conseguenze delle proprie azioni.
E' difficile credere che ancor oggi si esortino le persone a risparmiare, convincendole della necessità di ciò. Ogni dollaro risparmiato contribuisce, infatti, a delineare il medesimo scenario, perché accantonare denaro oggi non ha lo stesso significato che poteva possedere cento anni fa. Oggi significa solo che si sta abbassando il volume d'affari di un sistema economico e di conseguenza la crescita del PIL, con tutte le conseguenze correlate (crescita del debito più rapida della crescita del PIL, aumento della disoccupazione, minor gettito fiscale ...)

In passato vi era una certa dose di verità nell'attività di risparmio, poiché il denaro, in forma di monete d'oro e d'argento non trasferibili elettronicamente, doveva essere depositato fisicamente presso una banca come unico mezzo possibile per renderlo disponibile a un ulteriore prestito. Se il denaro non era in banca (ma sepolto sotto terra in qualche forziere), non poteva circolare come era invece necessario. Ma siamo ora nel XXI secolo. La situazione è drammaticamente diversa. Oggi si fornisce denaro a un pubblico vasto anche quando non si "risparmia" e questo risultato si ottiene spendendo soldi che finiscono sui conti di coloro da cui si acquistano beni e servizi, e grazie ai pagamenti elettronici, che rendono la moneta immediatamente disponibile.