14.1 I vantaggi di una federazione

Anche se le federazioni sono caratterizzate dalle problematiche esposte nel capitolo precedente, va affermato con chiarezza che i vantaggi di un'unione tra Stati sono enormi.

Il processo mediante il quale è possibile attuare i programmi di trasferimento federale è semplice.

Quando ancora non si è costituita una federazione, gli Stati nazionali producono i beni immessi sul mercato entro i propri confini: esistono barriere commerciali e imposte che impediscono la libera circolazione di merci.

L’istituzione di zone di libero scambio, primo passo verso la creazione di una federazione, comporta che la produzione cominci a concentrarsi in impianti di dimensioni più grandi, dando inizio un processo di economia di scala.

In breve, se un impianto industriale produce 1 milione di pezzi di un bene qualsiasi per il solo mercato interno, i costi medi di produzione sono molto più elevati di quelli sostenuti da una fabbrica di dimensioni maggiori che produce 5 milioni di pezzi dello stesso bene per un intero gruppo di Stati.

Il risultato di un'economia di scala e di una concentrazione geografica della produzione è che i prezzi scendono significativamente e ciò torna a beneficio dei consumatori.

E 'importante porre l’accento sul fatto che si tratta di un processo che investe TUTTI i consumatori, sia quelli che risiedono nei Paesi dove si è venuta concentrando la produzione, sia quelli che vivono in Stati le cui strutture produttive sono state abbandonate: tutti possono acquistare i beni desiderati a prezzi comunque molto più convenienti.

Va evidenziata, in ogni caso, una differenza: prima della concentrazione della produzione in determinate aree, la circolazione di merci e denaro aveva luogo entro i confini dei singoli Stati; non si verificava, quindi, una fuoriuscita costante di fondi verso Stati terzi.

Il processo di concentrazione comporta che la circolazione di merci e di denaro non sia più legata ai confini di un singolo Stato, determinando così una situazione in cui alcuni Paesi sono sempre acquirenti netti di beni (saldo commerciale negativo) e altri sono, invece, ricevitori netti di denaro (saldo commerciale positivo).

E' tuttavia importante ricordare che i benefici legati alle economie di scala sono innegabili e che tutti gli Stati (sia i ricevitori netti che gli acquirenti netti) ne traggono enormi vantaggi.

Ma questo modello, che prevede una fuoriuscita costante di denaro da parte di alcune nazioni, va riequilibrato tramite i trasferimenti federali, altrimenti gli acquirenti netti rimarranno dopo un po' a corto di denaro e non avrebbero altra soluzione che promuovere una secessione dallo Stato federale e riesumare le loro vecchie industrie.

Il risultato di ciò sarebbe che i Paesi in cui più si concentra la produzione industriale sarebbero quelli che soffrirebbero maggiormente di questa situazione.

La produzione di 5 milioni di pezzi è più conveniente economicamente della produzione di 1 milione di pezzi, ma la produzione di 2 milioni di pezzi in un impianto industriale progettato per fabbricarne 5 è più costosa della produzione di 1 milione di pezzi in fabbriche destinate a produrre esattamente quella quantità di beni!

Certo tutti ne ricaverebbero un danno. Le economie di scala svanirebbero e si verificherebbe un enorme spreco di risorse naturali dovuto alla costruzione di un doppio sistema di impianti industriali: quelli per la produzione sovranazionale di beni e quelli realizzati ex novo per la fornitura di merci a livello locale (impianti che già esistevano e che funzionavano a pieno regime).

L'ovvio provvedimento da adottare per garantire il mantenimento dei vantaggi legati alle economie di scala è l'introduzione di trasferimenti federali, al fine di reintegrare regolarmente le fuoriuscite nette da parte dei Paesi in deficit.

Una federazione che funziona bene presenta le caratteristiche dei Paesi che andiamo ora ad analizzare.

Negli USA ci sono Stati che ogni anno spendono più di quanto hanno versato in imposte federali. Per esempio il Delaware, il Minnesota, il New Jersey e l'Illinois sono da sempre Stati donatori netti, mentre il New Mexico, il Mississippi, la Virginia Occidentale e il Montana sono ricevitori netti.  Nessuno dice a questi ultimi che devono tirare la cinghia e adottare programmi di austerità e nessuno li accusa di essere pigri: semplicemente il denaro circola e li mantiene all'interno dell'unione federale.

In Canada la situazione è la stessa: alcune province ricevono regolare supporto dalle aree più ricche. 

La Cina è l'esempio perfetto di una federazione di successo e tutti noi invidiamo la sua crescita del PIL al 6-7% annuo. Alcuni attribuiscono questa crescita all'autoritarismo del regime comunista. Ma non è così. La ragione che sta alla base della crescita cinese è che in questo Paese sono stati compresi i benefici legati ai trasferimenti di fondi tra aree federali e si muovono montagne di miliardi in varie forme di supporto senza chiedere che cosa si otterrà in cambio. Si costruiscono intere città in aree che erano in precedenza un deserto dal punto di vista economico e ogni anno milioni di individui escono da una condizione di povertà.

Noi europei dovremmo fare lo stesso.

E se non ci riusciamo, perché mai abbiamo introdotto le zone di libero scambio?

Dopo un certo lasso di tempo gli effetti delle economie di scala risultano evidenti: la concentrazione della produzione che da esse deriva provoca fuoriuscite nette costanti di moneta da determinati Paesi.

Questi Paesi non hanno fatto nulla di male: essi non sono né pigri, né irresponsabili, hanno solo giocato all'interno di un sistema capitalista secondo le regole del libero scambio, e queste generano naturalmente gli esiti di cui sopra.

E’ ora il momento di chiudere il cerchio e di portare la federazione fiscale a piena attuazione tramite i processi di trasferimento. In caso contrario l'UE si dissolverà e si tornerà alla situazione precedente, ciò che comporterà che tutti i benefici ottenuti attraverso l’istituzione di zone di libero scambio cesseranno di esistere.